Prescrizione dell’azione disciplinare e principio di non prolungabilità dei termini

Il termine quinquennale di prescrizione dell’azione disciplinare a carico di avvocati e procuratori (art. 51 del R.D.L. 27 novembre 1933 n. 1578), il quale decorre dal giorno della consumazione del fatto, ovvero, se questo costituisce anche reato per cui sia stato promosso procedimento penale, dalla data di definizione del processo stesso con sentenza irrevocabile, resta interrotto per effetto della notifica all’incolpato della delibera di apertura del procedimento disciplinare, nonché per effetto dei successivi atti del procedimento medesimo, senza che possa applicarsi, in difetto di espressa previsione contenuta nell’ordinamento forense, il principio fissato dall’art. 160 terzo comma cod. pen. sulla non prolungabilità dei termini di prescrizione, pur in presenza di più atti interruttivi, oltre la metà.

Cassazione Civile, sentenza del 07 marzo 1985, n. 1884, sez. U- Pres. BRANCACCIO A- Rel. AFELTRA G- P.M. FABI B (CONF)

NOTA:
Cfr. ora l’art. 56 co. 3 della nuova Legge Professionale (in attesa di pubblicazione nella GU), la quale -innovando sul punto- dispone: “Se gli atti interruttivi sono più di uno, la prescrizione decorre dall’ultimo di essi, ma in nessun caso il termine stabilito nel comma 1 può essere prolungato di oltre un quarto“, ovverosia massimo 75 mesi (=5 anni + 1/4 = 60 mesi + 15).

Giurisprudenza Cassazione

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