In evidenza
Contenuti recenti
- Procedimento disciplinare: generici “problemi personali” non dànno diritto al rinvio dell’udienza per legittimo impedimentoL’impedimento del professionista a comparire innanzi al giudice disciplinare non può ritenersi sussistente qualora generico e non documentale e lo stesso impedimento non può ritenersi sussistente anche qualora non sia comprovato l’assoluto impedimento del professionista a comparire (Nel caso di specie, l’incolpato aveva chiesto il rinvio dell’udienza disciplinare per generici problemi personali, peraltro senza alcuna… Leggi tutto: Procedimento disciplinare: generici “problemi personali” non dànno diritto al rinvio dell’udienza per legittimo impedimento
- L’inadempimento al mandato non è automatica fonte di responsabilità disciplinareL’inadempimento al mandato non ha rilevanza deontologica ex se, giacché l’inadempimento contrattuale, quantunque rilevante sul piano della responsabilità civile, integra anche responsabilità disciplinare solo quando l’inadempimento stesso derivi da “una non scusabile e rilevante trascuratezza degli interessi della parte assistita” (art. 26 cdf), sicché, in caso di mancanza di prove sufficienti su tale profilo, in… Leggi tutto: L’inadempimento al mandato non è automatica fonte di responsabilità disciplinare
- La determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di un mero calcolo matematicoLa determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di un mero calcolo matematico, ma è conseguenza della complessiva valutazione dei fatti (art. 21 cdf), avuto riguardo alla gravità dei comportamenti contestati, al grado della colpa o all’eventuale sussistenza del dolo ed alla sua intensità, al comportamento dell’incolpato precedente e successivo al fatto, alle circostanze -soggettive… Leggi tutto: La determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di un mero calcolo matematico
- La duplice ratio del divieto di divulgare il nominativo di clienti e parti assistiteL’art. 35 co. 8 cdf (secondo cui “Nelle informazioni al pubblico l’avvocato non deve indicare il nominativo dei propri clienti o parti assistite, ancorché questi vi consentano”) -che costituisce applicazione dell’art. 10 L. n. 247/2012 (“Informazioni sull’esercizio della professione”), dell’art. 17 cdf (“Informazione sull’esercizio dell’attività professionale”), dell’art. 28 cdf (“Riserbo e segreto professionale”) e dell’art.… Leggi tutto: La duplice ratio del divieto di divulgare il nominativo di clienti e parti assistite
- Il divieto di divulgare il nominativo di clienti e parti assistite non può essere aggirato riproducendo -in modo enfatico, autocelebrativo e promozionale- articoli di stampa che diano quell’informazioneNelle informazioni al pubblico, l’avvocato non deve indicare il nominativo dei propri clienti o parti assistite, ancorché questi vi consentano, ex art. 35 co. 8 cdf. Tale divieto, peraltro, sussiste anche qualora il nominativo del cliente dello Studio sia già di dominio pubblico, né può essere aggirato con l’escamotage di riprodurre -in modo enfatico, autocelebrativo… Leggi tutto: Il divieto di divulgare il nominativo di clienti e parti assistite non può essere aggirato riproducendo -in modo enfatico, autocelebrativo e promozionale- articoli di stampa che diano quell’informazione
- Sul divieto deontologico di divulgare il nominativo di clienti e parti assistiteIn considerazione della forte valenza pubblicistica dell’attività forense, il rapporto tra cliente e avvocato non è soltanto un rapporto privato di carattere libero-professionale e non può perciò essere ricondotto puramente e semplicemente ad una logica di mercato, sicché anche a seguito del c.d. Decreto Bersani (D.L. n. 223/2006, convertito con L. n. 248/2006) che ha… Leggi tutto: Sul divieto deontologico di divulgare il nominativo di clienti e parti assistite
- Espressioni sconvenienti e offensive: illecito dire che il Collega di controparte non avrebbe meritato di superare l’esame da avvocatoIl diritto-dovere di difesa non scrimina l’illiceità deontologica di espressioni gratuitamente offensive ed esorbitanti (perché non pertinenti né funzionali alla difesa), che in quanto tali si situano infatti ben al di là del normale esercizio del diritto di critica, per entrare nel campo, non consentito dalle regole di comportamento professionale, dello scherno del biasimo e… Leggi tutto: Espressioni sconvenienti e offensive: illecito dire che il Collega di controparte non avrebbe meritato di superare l’esame da avvocato
- Dosimetria della sanzione: il Giudice della deontologia deve rimanere nei limiti di attenuazione e aggravamento previsti dal codiceI criteri di attenuazione e aggravamento della sanzione disciplinare rispetto alla misura edittale previsti dall’art. 22 co. 2 e 3 cdf sono tassativi e vincolanti per il giudice della deontologia in sede di dosimetria della sanzione da applicarsi in concreto. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Consales), sentenza n. 274 del 28 giugno 2024
- L’esercizio di attività defensionale davanti alle giurisdizioni superiori in difetto di relativa abilitazioneCostituisce illecito deontologico, per violazione dell’art. 36 cdf, il comportamento dell’avvocato non cassazionista che svolga attività defensionale davanti alle giurisdizioni superiori, seppure in uno ad avvocati abilitati. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Consales), sentenza n. 274 del 28 giugno 2024
- Illecito disciplinare: la resipiscenza e il buon comportamento dell’incolpato successivo al fatto possono mitigare la sanzioneLa sanzione irrogata dal Consiglio territoriale, ad onta della gravità oggettiva delle violazioni incidenti su valori rilevanti della deontologia forense, ben può essere ridotta nella misura qualora, l’incolpato dimostri consapevolezza del proprio errore ed il suo comportamento successivo al fatto indichi un riallineamento alla correttezza della condotta. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Napoli, rel. Feliziani),… Leggi tutto: Illecito disciplinare: la resipiscenza e il buon comportamento dell’incolpato successivo al fatto possono mitigare la sanzione
- L’estinzione del giudizio d’impugnazione al CNF per rinuncia al ricorsoLa rinuncia all’impugnazione proposta da parte del ricorrente determina la immediata estinzione del relativo procedimento per cessazione della materia del contendere, non essendo a tal fine necessaria la sua accettazione da parte dell’appellato, con conseguente stabilizzazione della decisione gravata. Consiglio Nazionale Forense (pres. Greco, rel. Secchi Tarugi), sentenza n. 272 del 20 giugno 2024
- La mancata informazione al cliente è un illecito di natura permanenteLa mancata informazione al cliente (art. 27 cdf) è un illecito che non si consuma e non si esaurisce istantaneamente, ma si protrae nel tempo fino a quando la prescritta comunicazione abbia luogo o fino quando il mandato conferito venga revocato o rinunciato, con tutto ciò che ne consegue in termini di decorso della prescrizione… Leggi tutto: La mancata informazione al cliente è un illecito di natura permanente
- La prescrizione dell’azione disciplinare è rilevabile d’ufficioLa prescrizione dell’azione disciplinare è rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio, anche in sede di legittimità, a causa della natura pubblicistica della materia e dell’interesse superindividuale dello Stato e della comunità intermedia, quale l’ordine professionale. Consiglio Nazionale Forense (pres. Greco, rel. Giraudo), sentenza n. 270 del 20 giugno 2024
- Prescrizione dell’azione disciplinare: illeciti deontologici istantanei e permanentiIn tema di prescrizione, occorre distinguere tra le violazioni deontologiche aventi carattere istantaneo da quelle che si concretizzano in una condotta protratta nel tempo, poiché per le prime il dies a quo del termine prescrizionale è rappresentato dalla commissione del fatto, mentre per le seconde esso va individuato nella data di cessazione della condotta medesima… Leggi tutto: Prescrizione dell’azione disciplinare: illeciti deontologici istantanei e permanenti
- L’appropriazione indebita costituisce illecito permanenteL’appropriazione indebita costituisce illecito deontologico permanente. Conseguentemente, il relativo dies a quo prescrizionale va individuato nel momento cui: 1) il professionista ponga fine all’omissione ovvero effettui il comportamento positivo dovuto, oppure 2) sollecitato in tal senso, opponga il rifiuto affermando l’asserita legittimità del proprio contegno, con la precisazione che tale diritto debba essere rivendicato espressamente… Leggi tutto: L’appropriazione indebita costituisce illecito permanente