La sentenza penale di prescrizione del reato non impone il proscioglimento dell’incolpato in sede disciplinare

La sentenza penale di condanna divenuta definitiva, ex art. 653 c.p.p., ha efficacia di giudicato nel giudizio disciplinare quanto all’accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e all’affermazione che l’imputato lo ha commesso (pur restando di competenza del giudice disciplinare verificare se il comportamento accertato sia deontologicamente sanzionabile). Priva di corrispondenti effetti è, invece, la sentenza di assoluzione, giacché un fatto commesso dall’imputato ma ciononostante ritenuto privo di conseguenze penali può comunque mantenere rilievo disciplinare, specie nel caso di proscioglimento dell’imputato per prescrizione del reato, ovvero per impossibilità di assoluzione nel merito ex art. 129 c.p.p.

Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. Favi), sentenza n. 203 dell’11 ottobre 2023

NOTA:
In senso conforme, tra le altre, Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. Greco), sentenza n. 46 del 9 maggio 2022, Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Stoppani, rel. Virgintino), sentenza n. 219 del 30 novembre 2021 nonché Consiglio Nazionale Forense (pres. Mascherin, rel. Picchioni), sentenza n. 8 del 3 aprile 2019.

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 203 del 11 Ottobre 2023 (respinge) (sospensione)
- Consiglio territoriale: CDD Roma, delibera del 18 Settembre 2019 (sospensione)
Giurisprudenza CNF

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