L’appropriazione indebita costituisce illecito permanente

L’appropriazione indebita costituisce illecito deontologico permanente. Conseguentemente, il relativo dies a quo prescrizionale va individuato nel momento cui: 1) il professionista ponga fine all’omissione ovvero effettui il comportamento positivo dovuto, oppure 2) sollecitato in tal senso, opponga il rifiuto affermando l’asserita legittimità del proprio contegno, con la precisazione che tale diritto debba essere rivendicato espressamente nei confronti dell’altra parte contrattuale (cliente/parte assistita) e non nelle difese contro la pretesa punitiva dello Stato esercitata con il processo penale ovvero in sede disciplinare; 3) in ogni caso, al fine di evitare una irragionevole imprescrittibilità dell’illecito stesso, un “limite alternativo” alla sua permanenza deve essere individuato nella decisione disciplinare di primo grado.

Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Cosimato), sentenza n. 244 del 14 novembre 2023

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 244 del 14 Novembre 2023 (respinge) (sospensione)
- Consiglio territoriale: CDD Bari, delibera del 30 Agosto 2019 (sospensione)
abc, Giurisprudenza CNF

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