Il diritto-dovere di difesa non giustifica l’uso di espressioni sconvenienti ed offensive

Benche´ l’avvocato possa e debba utilizzare fermezza e toni accesi nel sostenere la difesa della parte assistita o nel criticare e contrastare le decisioni impugnate, tale potere/dovere trova un limite nei doveri di probita` e lealta`, i quali non gli consentono di trascendere in comportamenti non improntati a correttezza e prudenza, se non anche offensivi, che ledono la dignita` della professione, giacché la liberta` che viene riconosciuta alla difesa della parte non puo` mai tradursi in una licenza ad utilizzare forme espressive sconvenienti e offensive nella dialettica processuale, con le altre parti e il giudice, ma deve invece rispettare i vincoli imposti dai doveri di correttezza e decoro (Nel caso di specie, era stata proposta opposizione alla richiesta di pagamento della parcella, asseritamente dovuta ad “auri sacra fames e avidità di denaro”).

Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Perfetti, rel. Borsacchi), sentenza del 2 ottobre 2014, n. 127

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 127 del 02 Ottobre 2014 (accoglie) (avvertimento)
- Consiglio territoriale: COA Velletri, delibera del 30 Novembre 2011 (censura)
Giurisprudenza CNF

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