Le sole (e mere) dichiarazioni dell’esponente non bastano a ritenere provato l’addebito

L’attività istruttoria espletata dal consiglio territoriale deve ritenersi correttamente motivata allorquando la valutazione disciplinare sia avvenuta non già solo ed esclusivamente sulla base delle dichiarazioni dell’esponente, ovvero anche di quelle di altro soggetto portatore di un interesse personale nella vicenda, ma altresì dell’analisi delle risultanze documentali acquisite agli atti del procedimento, che rappresentano certamente criterio […]

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Anche la colpa (e non solo il dolo) è fonte di responsabilità disciplinare

Per l’imputabilità dell’infrazione disciplinare non è necessaria la consapevolezza dell’illegittimità dell’azione, dolo generico o specifico, ma è sufficiente la volontarietà con la quale è stato compiuto l’atto deontologicamente scorretto. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Vermiglio, rel. Florio), sentenza del 12 dicembre 2013, n. 204 NOTA: In senso conforme, tra le altre: Consiglio Nazionale Forense (pres. […]

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La sanzione disciplinare è il frutto della valutazione complessiva del soggetto interessato

In ossequio al principio enunciato dall’art. 3 del codice deontologico forense (ora, 4), nei procedimenti disciplinari ciò che forma oggetto di valutazione è il comportamento complessivo dell’incolpato, e ciò sia al fine di valutare la sua condotta in generale, sia al fine di infliggere la sanzione più adeguata, che non potrà se non essere l’unica […]

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La minaccia di azioni (sproporzionate e vessatorie) alla controparte

L’art. 48 del codice deontologico (ora, 65) ha come ratio quella di contemperare le esigenze di difesa dell’assistito con il necessario rispetto della libertà di determinazione della controparte. Infatti, sebbene possa il difensore intimare alla controparte di adempiere sotto comminatoria di sanzioni, istanze o denunce, tale condotta non può assumere il carattere di minaccia di […]

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