La contestazione degli addebiti non richiede una esposizione minuta, completa e particolareggiata

In tema di giudizio disciplinare nei confronti di professionista, la formale incolpazione non richiede una minuta, completa e particolareggiata esposizione delle modalità dei fatti che integrano l’illecito e l’indagine volta ad accertare la correlazione tra addebito contestato e decisione disciplinare non va fatta alla stregua di un confronto meramente formale, dovendosi piuttosto dare rilievo all’iter del procedimento e alla possibilità che l’incolpato abbia avuto la possibilità di avere conoscenza dell’addebito e di discolparsi. Tuttavia, anche se sono valorizzabili elementi non desumibili direttamente dal testo della formale incolpazione, è necessaria una adeguata ricognizione dei medesimi e una valutazione della loro idoneità ad esplicitare ed integrare il capo di incolpazione, ipotesi che non sussiste nel caso in cui nei confronti di un avvocato, incolpato dei fatti di cui al capo di imputazione formulato in sede penale dai quali sia stato assolto, oltre che della condotta tenuta in relazione e in dipendenza dei fatti medesimi, connessi e consequenziali, sia applicata la sanzione disciplinare per i fatti accessori contestati.

Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. Greco), sentenza n. 252 del 30 dicembre 2021

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 252 del 30 Dicembre 2021 (respinge) (sospensione)
- Consiglio territoriale: CDD Roma, delibera del 11 Maggio 2018 (sospensione)
- Decisione correlata: Corte di Cassazione n. 23239 del 26 Aprile 2022 (respinge)
Giurisprudenza CNF

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