Le espressioni sconvenienti ed offensive contenute nelle giustificazioni a chiarimento dell’altrui esposto

Violano l’art. 52 cdf (già art. 20 codice previgente) le espressioni usate dal professionista che rivestano un carattere obiettivamente sconveniente ed offensivo e che si situino ben al di là del normale esercizio del diritto di critica e di confutazione delle tesi difensive dell’avversario, per entrare nel campo, non consentito dalle regole di comportamento professionale, del biasimo e della deplorazione dell’operato dell’avvocato della controparte, dovendo peraltro ritenersi implicito l’“animus iniuriandi” nella libera determinazione di introdurre quelle frasi all’indirizzo di un altro difensore in una lettera ed in un atto difensivo (Nel caso di specie, invitato a presentare chiarimenti in merito ad un esposto disciplinare che lo riguardava, il professionista faceva pervenire al Consiglio territoriale deduzioni difensive del seguente tenore: “A parte le probabili turbe mentali del Collega [ESPONENTE], l’unica altra possibile spiegazione che sono riuscito a darmi in relazione al di lui comportamento – spiegazione che comunque non esclude i ritengo molto probabili di lui problemi psicologici – è offerta dallo stesso [ESPONENTE] nel penultimo cpv della di lui assurda missiva, laddove il meschino Collega…”. Il Consiglio, pur archiviato l’originario esposto, per tali deduzioni apriva autonomo procedimento disciplinare, che si concludeva con la sanzione dell’incolpato, poi confermata, in applicazione del principio di cui in massima, dal CNF in sede di gravame).

Consiglio Nazionale Forense (pres. Mascherin, rel. Secchieri), sentenza n. 231 del 29 dicembre 2018

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 231 del 29 Dicembre 2018 (respinge) (avvertimento)
- Consiglio territoriale: COA Cremona, delibera del 25 Marzo 2014 (avvertimento)
Giurisprudenza CNF

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