La prescrizione nel caso di volontaria sottrazione dell’avvocato all’esecuzione di una ordinanza di sua custodia cautelare in carcere

In tema di illecito disciplinare dell’avvocato, la prescrizione quinquennale dell’addebito, contestato al professionista in relazione alla sua condotta di volontaria sottrazione all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelate in carcere, in violazione dell’art. 5 del codice dentologico forense, decorre dal momento dell’esecuzione del provvedimento cautelare, avvenuta all’estero, in esecuzione di un provvedimento coercitivo emesso dall’autorità giudiziaria italiana come atto conseguente all’esercizio della giurisdizione italiana attraverso la richiesta all’autorità estera, atteso che tale esecuzione fa venir meno l’elemento oggettivo del fatto, costituito dalla mancata esecuzione del provvedimento, e quello soggettivo, integrato dalla volontà di sottrarsi alla misura, stante l’impossibilità per l’arrestato di determinarsi liberamente nei suoi movimenti (In applicazione di tale principio, la Corte ha annullato senza rinvio una decisione del CNF, che aveva escluso la prescrizione dell’illecito e irrogato al professionista la sanzione disciplinare della radiazione, individuando – ai fini del computo del termine massimo prescrizionale – il “dies a quo” del fatto estintivo nell’avvenuta estradizione dell’arrestato, anzichè nell’avvenuto arresto, sia pure eseguito all’estero, secondo l’insegnamento delle SS.UU penali n. 21035 del 2003).

Cassazione Civile, sentenza del 14 novembre 2003, n. 17210, sez. U- Pres. Grieco A- Rel. Luccioli MG- P.M. Iannelli D (Conf.)

Giurisprudenza Cassazione

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